Oste 2.0: lo storico mestiere rivive a Milano
Parlare dell’oste, all’alba del 2017, sembrerebbe anacronistico. Ana, cosa?
Come non detto, meglio passare oltre.
Tant’è che il mestiere raccontato anche da Alessandro Manzoni nella sua opera più famosa, I Promessi Sposi, pare essere uscito dai radar della modernità, proprio come il termine “anacronistico”.
Non tutti però la pensano così: a Milano, infatti, abbiamo avuto la fortuna di conoscere un vero Oste 2.0, capace di incarnare la storico mestiere in chiave social e hi-tech, senza perdere il legame con la tradizione e con il passato.
Un incontro che ci ha incuriosito a tal punto che abbiamo voluto scoprire di più sulle sfumature di una professione che torna a rivivere nel cuore del capoluogo meneghino.
Lui è Emanuele Simonini, l’Oste moderno di Saluti da Modena, la Drogheria che si è meritata l’Attestato di Qualità a 4 stelle “Great Restaurant” di A Cena con Noi per la sua interessante proposta enogastronomica che affonda le radici nella tradizione modenese.
Emanuele, un oste nel nuovo millennio. Spiegaci un po' di più sul tuo lavoro?
Oggi nel mondo della ristorazione coloro che hanno delle responsabilità – siano esse alle dipendenze o meno di un titolare – si caratterizzano di titoli altisonanti come chef, food & beverage expert o restaurant manager, ma pare che nessuno si “sporchi più le mani” durante l’operatività quotidiana. Per me il mestiere dell’oste significa, invece, fare un po’ di tutto, dalla A alla Z: essere oste, oggi, vuole dire prendersi carico delle questioni più pratiche - dagli ordini, alla gestione del personale e del locale in generale – ma anche di quelle più creative, come la comunicazione e il marketing sui canali di social media. Tra Facebook, mailing lists, YouTube e la gestione dei rapporti e dei contenuti da trasmettere ai food blogger la giornata vola. E non è tutto: l’Oste 2.0 deve rimanere al passo con i tempi legati alla globalizzazione, soprattutto in un contesto multiculturale come quello che si respira a Milano. Per questo è fondamentale sapere comunicare con tutti, parlando quantomeno due lingue (come Inglese e Spagnolo, nel mio caso!).
Ci hai fatto incuriosire: come nasce la tua passione per l'enogastronomia?
L’oste 2.0 deve innanzitutto saper trasmettere ai clienti una consapevole esperienza della sua conoscenza enogastronomica. Io amo però fare di più: essere anche portatore dell’emozione che il cibo suscita in me. È da qui che nasce la mia passione per l’enogastronomia.
Sono di Modena, ma vivo a Milano da ormai quindici anni: per me rappresentare qui la gastronomia della mia terra è come farle un tributo, ricordando con affetto chi mi ha insegnato tutto questo, tirandomi su a pasta tirata al mattarello, a brodo e ragù lasciati andare sul fuoco per ore e ore, con profumi che inondavano la casa già dalle prime ore del mattino.
C’è da dire che, al di là della poesia di questo mestiere, è necessario mettere in campo moltissima passione per non perdere il focus sulle principali attività pratiche da svolgere: al Saluti da Modena, insieme alla titolare, seleziono prodotti e fornitori, studio, impagino e preparo i menù, e poi cucino, apparecchio, prendo gli ordini, servo e sbarazzo... e spesso butto anche la spazzatura!
Quali sono i migliori prodotti tipici che ti senti di consigliare ai nostri lettori?
Si dice che Modena sia, tra le province italiane, quella più ricca di DOP e IGP. C’è quindi l’imbarazzo della scelta!
Se però dovessi andare a vivere su un’isola deserta e fossi costretto a portare con me solo pochi prodotti (avendo un frigo bello capiente, si intende!) sceglierei tortellini in brodo di cappone, le tagliatelle al ragù, le tigelle con la cunza, il Parmigiano Reggiano, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, la cacciatora di pollo e un buon lambrusco Grasparossa di Castelvetro. Ah… posso portarmi anche il nocino?
Grazie a Emanuele per la disponibilità e la simpatia! Chi volesse scoprire di più può trovare l'Oste 2.0 al Saluti da Modena, in Via San Fermo 1, a Milano.
Articolo realizzato da: OFFICINATESTI.COM